Canto le armi e l’uomo - 100 anni con Fenoglio

Arma virumque cano: l’incipit dell’Eneide di Virgilio, nella bella traduzione di Luca Canali, ci ha suggerito il titolo della mostra per il centenario della nascita di Beppe Fenoglio. Le parole di un antico poeta invitano il visitatore a immergersi nel tempo e nell’opera di un grande scrittore del Novecento, e lo fanno in modo appropriato: sia per la centralità dell’esperienza bellica nella sua biografia, sia per il rilievo che quei versi conferiscono all’uomo, l’uomo che lotta per vivere e per essere uomo, ovvero all’epos umano.

Nella guerra di resistenza all’occupazione nazista della sua terra Fenoglio vide il paradigma di una condizione epico-tragica; nel successivo ripensamento di quella vicenda plasmò i contenuti della propria coscienza, e il terreno su cui affrontò la sfida di rivelare la guerra fu lo stile, come scrisse Calvino ricordando l’amico da poco scomparso, «cioè il punto in cui si saldano individualità e comunicazione, contenuto etico e forma». È su questo terreno, lo stile, che Fenoglio raggiunse per stadi la sua unicità, ciò che oggi continua a stupire lettori e studiosi. Se c’è una caratteristica che lo distingue da tutti gli altri scrittori italiani della sua generazione, è la presenza dell’epica classica e moderna nella sua opera maggiore: Omero, Virgilio, l’epica storica di Shakespeare, Milton, Melville, Lawrence («quello buono, il colonnello»), e naturalmente la Bibbia (molti pregevoli studi hanno indicato le contiguità testuali). Per questo motivo si è chiamata Epos la sezione centrale dedicata al ciclo di Johnny: l’affascinante sequenza Primavera di bellezza – Partigiano Johnny – Ur Partigiano Johnny (il frammento superstite dell’originale stesura in inglese che seguiva le gesta del protagonista fino alla Liberazione), in cui la scrittura di Fenoglio raggiunge il massimo grado di tensione stilistica.

Intorno a questo vertice ruotano le altre sette sezioni: 1) Alba, la piccola patria, il luogo degli affetti, degli studi e poi del lavoro, dall’avvento del fascismo agli anni del boom economico; 2) L’esordio documenta le prime prove dello scrittore, e segue il suo percorso iniziatico dalla difficile ricerca di un interlocutore alla pubblicazione del primo libro; 3) Il paese, come il titolo dell’incompiuto disegno narrativo contemporaneo alla pubblicazione del secondo libro (La malora), rappresenta un luogo insieme concreto e immaginario: l’altra faccia dell’universo narrativo fenogliano; 4) Valdivilla, luogo simbolico della guerriglia sulle Langhe, teatro di un tragico fatto d’armi che sarebbe potuto risultare fatale per Fenoglio, perciò motivo di riflessione sulla fenomenologia della guerra e fonte di numerosi spunti narrativi; 6) Romance (per i molteplici significati che questa parola ha assunto in diverse lingue nel corso dei secoli), il felice approdo al romanzo nella fusione dei temi archetipici di amore e guerra; 7) Anglofilia documenta l’amore di Fenoglio per la civiltà e la letteratura anglosassoni, la percezione dell’Inghilterra come autentica patria del suo spirito; 8) La fine e l’inizio, il brusco congedo dagli affetti terreni, e l’inizio della fortuna postuma.

Un percorso di conoscenza o di approfondimento organizzato in otto sequenze tematiche, impreziosito da numerosi manoscritti mai esposti in pubblico, documenti inediti, video e oggetti d’epoca; dalle fotografie di Aldo Agnelli, di Enrico Necade, di Ilario Bessi, e da sette tavole di Gabriele Basilico, parte di una campagna fotografica dell’inverno 2008-2009 nei luoghi di Beppe Fenoglio. Una mostra che non mira a inserire l’autore in schemi critico letterari, idee e mode di un’epoca, ma che ambisce a rendere un degno omaggio all’umanità di Fenoglio.

A cura di Luca Bufano


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I sing of arms and of the man
One hundred years with Fenoglio



Arma virumque cano:
the incipit of Virgil’s Aeneid, in the splendid translation by Luca Canali, served as the inspiration for the title of the exhibition celebrating the centenary of Beppe Fenoglio’s birth. The words of an ancient poet invite the visitor to immerse oneself completely in the period of the work of a great writer of the twentieth century: both through the centrality of the war time experience in his life, as well as through the emphasis those words confer to man, a man who struggles to live and to be a man, in other words to the human epos.

In the war of Resistance against the nazi-fascist occupation on his land, Fenoglio saw the paradigm of an epic-tragic condition. In the subsequent reimagining of those events, he shaped the contents of his own consciousness. Moreover, the ground on which he faced the challenge to reveal the war became his style, as Calvino wrote recalling his friend who had recently passed away: “that is the point in which there join together individuality and communication, ethical content and form.” It is from this ground where there emerges the style that defines Fenoglio’s uniqueness, and which continues to impress readers and scholars today. If there is a characteristic that distinguishes him from all other Italian writers of his generation, it is the presence of both a classic and modern epic in his major work: Homer, Virgil, the historical epic of Shakespeare, Milton, Melville, T.E. Lawrence, and naturally the Bible. For this reason, the central section dedicated to the “cycle” of Johnny is called Epos: the fascinating sequence Primavera di bellezza-Partigiano Johnny-Ur Partigiano Johnny (the surviving fragment of the original draft in English that followed the exploits of the protagonist up to the Liberation), in which Fenoglio’s writing achieves its highest level of stylistic tension. Rotating around this central point are the other seven sections: 1) Alba, the little homeland, the place of affections, studies, and then work, from the advent of fascism to the years of the economic boom; 2) L'esordio (Debut) documents the first attempts as a writer, and follows the early path from the arduous search for an interlocutor to the publication of his first book; 3) Il paese (the Langhe countryside), recalling the title of the incomplete contemporary narrative project to the publication of his second book (La malora - Ruin), it represents a place that is both concrete and imaginary: the other side of Fenoglio’s narrative universe; 4) Valdivilla, the symbolic place of guerilla warfare in the Langhe hills, the scene of a tragic battle that could have proven fatal for Fenoglio, consequently it was a source of reflection regarding the phenomenology of war and of numerous narrative threads; 6) Romance (for the multiple meanings that this word has taken on in different languages over the course of centuries), the successful result of a novel in its fusion of the archetypal themes of love and war; 7) Anglofilia documents Fenoglio’s love for the Anglo-Saxon civilization and literature, the perception of England as the authentic homeland of his spirit; 8) La fine e l’inizio (the beginning and the end), the abrupt departure from earthly affections, and the beginning of his posthumous success.

It is an itinerary of knowledge and in-depth examination organized into eight thematic sections, enriched by numerous manuscripts never before on public display, unpublished documents, and vintage items; with striking signature photographs (particularly those by Aldo Agnelli), and with seven panels by Gabriele Basilico, which were part of a photographic campaign of Beppe Fenoglio sites in the winter of 2008-20009. It is an exhibition whose aim is not to set the author within critical and literary frameworks, but seeks to pay a fitting tribute to the humanity of Fenoglio.

Traduzioni a cura di Mark Pietralunga