L’esordio - Appunti, racconti, romanzo, gli interlocutori, le incomprensioni

L'esordio letterario di Fenoglio, avvenuto relativamente tardi rispetto a quello di altri scrittori suoi coetanei, è una vicenda complessa e ancora oggi, nonostante i numerosi studi ad essa dedicati, non priva di punti interrogativi. Come altri scrittori da lui amati, appartenenti ad altre epoche e ad altre tradizioni letterarie, egli era stato testimone di un particolare tipo di guerra (civile, di liberazione, di classe), il cui esito aveva inevitabilmente cristallizzato posizioni politiche e ideologiche, che avrebbero a loro volta condizionato la rappresentazione della guerra, in sede sia storiografica sia letteraria.

Per le sue idee, per la sua alta e indipendente concezione della letteratura, Fenoglio non ebbe perciò vita facile nell'Italia a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta in cui esordì come scrittore. Dopo alcune prove di vario genere che non uscirono dal suo laboratorio privato, cercò la pubblicazione nel 1948 con una raccolta intitolata Racconti della guerra civile, ma il suo esordio sarebbe avvenuto quattro anni più tardi – dopo varie bocciature, correzioni, e riscritture – con una più ampia raccolta di racconti intitolata, per volontà dell'editore, I ventitre giorni della città di Alba. E anche in quella veste il libro non fu immune da critiche, talvolta feroci. L'asprezza della lotta politica, sul cui sfondo si agitavano i fantasmi del fascismo e della guerra civile; i leader politici che chiamavano a raccolta intellettuali e artisti, spesso disprezzandone apertamente le forme più libere: in questo clima non certo fertile per una mentalità libera da condizionamenti ideologici come quella di Fenoglio, la definizione stessa della Resistenza venne politicizzata.

Se nel corso della lotta di liberazione, intellettuali di vario orientamento politico, dal comunista al liberale, avevano usato comunemente il termine guerra civile – così come ha documentato Claudio Pavone in un libro che ha rinnovato profondamente la storiografia sulla Resistenza (Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, 1991), avvalorando la visione offerta dalla narrativa di Fenoglio – in questo nuovo clima di guerra fredda il nome divenne un tabù per la sinistra. Solo perché la destra e i neofascisti, che vedevano nel termine una sorta di riconoscimento della loro entità di forza italiana, se ne impossessarono. La guerra civile (in modo particolare dopo la sollevazione popolare causata dall'attentato a Palmiro Togliatti, avvenuto il 14 luglio 1948) divenne così un timore reale per molti italiani, e, nel caso dei neofascisti, un malcelato disegno politico. Estranei a questa polemica meta letteraria, Pavese, Calvino e Fenoglio, continuarono ad utilizzare correntemente il termine guerra civile per indicare la Resistenza. Ma è principalmente Fenoglio che lo fece suo, nel titolo e nel corpus della sua prima opera.

In questa sezione si ripercorrono i quattro tempi che scandiscono l'intricata vicenda dell'esordio di Fenoglio: quello degli Appunti partigiani, riconducibili a un periodo successivo alla seconda metà del 1946; quello della raccolta Racconti della guerra civile, completata tra il 1948 e i primi mesi del 1949, e rifiutata da quattro editori; quella del romanzo La paga del sabato, risalente al 1950, e bocciato anch'esso dopo l'iniziale apprezzamento di Calvino; infine quello del libro d'esordio, I ventitre giorni della città di Alba, dato alle stampe da Einaudi nel giugno del 1952.

A cura di Luca Bufano


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L’esordio. Notes, short stories, novel, interlocutors, misunderstandings/ Name: Ettore


Fenoglio’s literary debut, which occurred relatively late when compared to his contemporaries, is a complex matter and, notwithstanding the numerous studies dedicated to this subject, raises questions still today. Like other writers whom he loved and who belonged to different eras and to other literary traditions, Fenoglio was a witness to a particular type of war (civil, of liberation and of class), whose result inevitably crystallized ideological and political positions that conditioned, in turn, the representation of war from a literary and historical perspective. As a result of his ideas and his lofty and independent concept of literature, Fenoglio did not have an easy life in an Italy between the 1940s and 50s when he debuted as a writer. After several attempts at different genres that remained in his private laboratory, he sought to publish in 1948 a collection entitled Racconti della guerra civile (Stories of the Civil War); however, his debut as an author would occur four years later – after a series of rejections, corrections, and revisions - with an extensive collection of short stories entitled (by the will of the publisher), I ventitre giorni della città di Alba (The Twenty-three Days of the City of Alba). Even in this layout, the book was not immune to criticism, at times ferocious. There was the bitterness of the political struggle on whose backdrop there stirred the ghosts of fascism and the civil war; the political leaders who called out the intellectuals and artists, often openly holding in contempt those with freer forms. In a climate that was not receptive to a mentality free from ideological conditioning like Fenoglio’s, the very definition of the Resistance became politicized. Even if during the liberation struggle, intellectuals of various political orientations, (from communist to liberal) had commonly used the term guerra civile – as documented by Claudio Pavone in a book that renewed profoundly the historiography on the Resistance, validating the vision offered by Fenoglio’s narrative -, the term became taboo for the left in the new Cold War climate. This was because the right and the neofascists aimed at giving legitimacy to their side by presenting the two opposing factions as if they were somehow on the same level. A civil war (especially after the popular uprising caused by the assassination attempt of Palmiro Togliatti on July 14th, 1948) became a real fear for many Italians and, in the case of the neo-fascists, an ill-concealed political plan. Outsiders to this meta-literary controversy, like Pavese, Calvino, and Fenoglio, continued to commonly use the term civil war to indicate the Resistance. However, it is principally Fenoglio who made it his own, both in the title and in the corpus of his first work.

This section retraces the four phases that articulate the complicated circumstances surrounding Fenoglio’s debut: that of Appunti partigiani, traceable to a period following the second half of 1946; that of the collection Racconti della guerra civile, completed between 1948 and the first months of 1949, and rejected by four publishers; that of the novel La paga del sabato, dating back to 1950, also rejected after the initial praise by Calvino; lastly, that of his debut book, I ventitre giorni della città di Alba, published by Einaudi in June 1952.

Traduzioni a cura di Mark Pietralunga